Ciao Barbara!
Barbara alle premiazioni del Trofeo Adelfio (25 aprile 2016)
Lunedì 16 gennaio 2017
Ciao Barbara, ci mancherai tanto... ma adesso potrai riabbracciare papà Adelfio in Cielo!
Ciao Barbara, anche se ti conoscevamo poco, abbiamo capito che eri una persona semplice e sempre disponibile ad aiutare il prossimo proprio come il nostro amico Adelfio.
Il Signore ti ha voluto con sé nel Paradiso, aiutaci ad accettare questa Sua scelta.
I tuoi amici Falchi
Lecco, Chiesa di San Giovanni - mercoledì 18 gennaio 2017
Pensieri per la riflessione sulla Parola (di Padre Angelo Cupini)
Dobbiamo fare un esercizio di sguardo per dialogare con lei, con Barbara; ma lei ce ne ha offerto il metodo: discrezione, seconda fila, accoglienza smisurata, portare il peso dell’altro.
Non vedremo più il sorriso sul suo volto e non potremo vivere solo radicati nella sua memoria; dobbiamo incontrarla sul futuro del quale dobbiamo imparare gli alfabeti.
Il punto fondamentale che resta è come discernere la sua presenza, quello che lei ci chiede in ogni momento della nostra vita.
Perché siamo così in tanti oggi pomeriggio a prendere congedo da lei? Non solo per l’emozione della sua morte avvenuta in una età di progetti. Credo che siamo qui in tanti perché la sua vita ha sollecitato la comprensione delle nostre vite e abbiamo afferrato lei come mediatrice del Vangelo, la Buona Notizia che ci dà il Signore Gesù.
Qual è l’essenziale della vita cristiana e qual è il dono che dobbiamo richiedere continuamente al Signore? È una questione di sguardo, di sguardo di fede, di sguardo interiore, per discernere la presenza concreta del Signore, qualunque sia l’occasione e la forma in cui essa ci visita e “passa” nelle nostre vite, per evitare di opporle un rifiuto, magari con giustificazioni “religiose”.
Nella Veglia di ieri sera ci sono state proposte tre questioni:
Cosa ci siamo regalati nella vita tra noi e Barbara?
Cosa ce ne facciamo ora?
Cosa resta in sospeso tra noi?
Una comunità si pone delle questioni. Interrogarsi è aprirsi al futuro, generare una ricerca che ci permette il discorso del segno come ci ha detto il Vangelo di Giovanni che è stato proclamato in questa prima parte della celebrazione. Il segno ci rimanda ad altro. Questo altro è lo sguardo del Signore Gesù sulla vita. Siamo chiamati a questa conversione di sguardo.
Una prima, quasi spontanea conclusione che raccogliamo è che “per essere discepoli di Gesù non basta seguire una dottrina e una condotta morale; si tratta di entrare in una relazione di vita, entrare nella festa di nozze. E’ li che siamo invitati ad entrare con i discepoli. Dobbiamo entrare dentro la vita e le relazioni.
Ma come entrarci ?
Seguendo lo stile di Gesù, quello che ci rivela Maria con il suo sguardo: non hanno vino.
E’ accorgerci. E’ finezza di sguardo. E’ immersione totale nella vita dove abitiamo o dove passiamo.
Ma cosa manca nella vita di questa festa di nozze ?
Il pane, necessario, c’è.
Non c’è il vino, superfluo possiamo dire; questo non c’è, è finito.
Il vino nella Bibbia e nella vita è l’elemento che fa lievitare i gradi corporei, l’umore, gli sguardi. Riduce le barriere difensive, fa scorrere il clima buono tra tutti. Maria si accorge che manca questo.
Barbara è stato il nostro vino: buono, bello, regalato.
Con tutto quello che ha fatto non ci ha proposto una vita schiacciata dalle mille questioni; ci ha fatto intuire come essere dentro le questioni, come farsi carico della vita e dell’altro.
Gesù discute con la mamma e non la tratta più come mamma ma le chiede un altro sguardo, quello di essere la discepola, l’interprete del nuovo che sta arrivando.
E lei dirà: qualsiasi cosa vi dica, fatela.
Cosa ci fa fare Gesù ?
Cambiare la legge (la pietra) di cui erano fatte le giare, come le tavole della legge, in carne viva , in ebbrezza, in bellezza, in spreco.
Offrire nella regolarità dell’oggi, nella funzionalità dei sistemi, il brivido che va al cuore delle questioni, la verità della vita, quella che ci commuove perché non era aspettata.
Ci chiede il gratuito.
Questo è lo sguardo che Gesù ci offre: sorprendere per il buono e il bello che Dio ha sepolto nelle cose, soffiare la cenere dal fuoco e permettere alla fiamma di riprendere vigore perché il fuoco riscaldi e illumini tutti.
Barbara è stata una donna lunare, ha ricevuto la luce dalla Parola nel mistero della luna, illuminata per quel tanto che basta ad affrontare l’oggi, mossa dallo Spirito; ha messo i passi nei solchi di chi ha camminato prima di lei. Ha camminato insieme a sorelle e fratelli perché è la comunità che ci libera dal bisogno di autoreferenzialità . E’ stata fragile e al tempo stesso vitale, si è dispersa nell’ambiente nella logica del soffione.
Sarebbe facile fare un elenco delle cose che lei ha seguito, ha avuto in questo un padre altamente generoso e creativo, ma mi colpiva sempre e soprattutto lo stile con il quale ha vissuto e che ha tradotto insieme alle sue amiche (mi riferisco in modo particolare al Coretto); nel preparare le giornate di spiritualità hanno invitato persone di altissimo livello a parlare e comunicare a ragazzini e ragazzine e ad adulti dei cori. Ha fatto così con le sue amiche un’azione di rivoluzione sotterranea, non con il potere dell’imposizione ma con la bellezza della vita e della qualità della vita.
E’ la meraviglia del direttore della festa: tu hai tenuto da parte il vino buono finora.
Ma da dove nasceva questa forza che è dono dello Spirito offerto alla tua vita, Barbara, e che tu hai passato a tutti noi con il tuo sorriso, la tua comunicazione con gli strumenti, il tuo esserci sempre? Su Youtube ho pubblicato per salutarti il finale della meditazione musicale Qol Shofàr nella quale tu suoni il corno e sostiene il canto collettivo. Avevi capito la tua vocazione che è orientamento ma anche fatica: quella di sostenere la vita degli altri. Questa è la ragione per la quale siamo in tanti qui, ora. Tu hai sostenuto e amato le nostre vite. Noi lo riconosciamo e custodiamo questo dono e ci poniamo una domanda che ci siamo fatta altre volte: chi siamo diventati stando con te, incontrandoti, lavorando e godendo della tua presenza?
Ho scelto il testo del Vangelo di Giovanni sulle nozze di Cana perché lo trovo prezioso per capire qualcosa della tua vita e perché è il Vangelo che tu hai accolto nella tua ultima messa domenicale, meno di ventiquattrore dalla tua morte.
La prima lettura da Isaia profeta, è un testo che ti ha toccato profondamente da muoverti fino alle lacrime; credo che tu vi abbia letto il progetto della tua vita. Questo ribaltamento vitale degli uomini che tornano a vedere, a camminare, a parlare. Un mondo che prende parola sulla vita. Ma soprattutto ti dava gioia il sapere come ritorneranno i riscattati dal Signore: con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; - gioia e felicità li seguiranno - e fuggiranno tristezza e pianto.
E’ lo sguardo di Dio sulla storia, sul suo essere con noi; tu l’avevi anticipato mettendoti a servire, prendendoti cura, incoraggiando alla vita, partecipando alla vita di tutti.
Avevi chiaro dentro di te che non avresti goduto di questo futuro; eri stata felicissima di ritrovarvi assieme tra parenti alla Casa sul Pozzo, avevi suonato in una Eucaristia che incorporava nel Pane e nel Vino la memoria delle persone preziose della tua famiglia.
Sentivi che la tua vita era irrilevante di fronte alla morte che sperimentavi prossima ma che non facevi pesare su nessuno. Tu hai vissuto in presenza della morte, che mette in discussione il senso della vita.
La seconda lettura (Paolo ai Corinzi) rende esplicito che Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.
La persona di Gesù ci offre la vittoria per questo l’invito a rimanere saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
La vita di Barbara è stata il vino buono offerto per la gioia dei partecipanti al banchetto dell’umanità; il suo cuore che si è spaccato nella notte è diventato sempre più tenero, sensibile, abitato da tante persone; il mondo che ha amato intensamente geme ancora nelle doglie del parto. Lei ha aiutato ognuno di noi a vivere questa pienezza di vita con estremo riserbo, con dolcezza e la leggerezza delle bolle di sapone senza le quali non c’era una festa possibile per lei.
In questa Eucaristia ringraziamo il Signore Gesù per la sua vita offerta a tutti noi e per la prima volta il nostro ringraziamento dice, dentro l’Eucaristia, il nome della nostra sorella Barbara.
P. Angelo Cupini